ARFID: Che cos’è, diagnosi, differenze con altri disturbi alimentari e consigli per i genitori

Dr.ssa Emanuela Iappini

ARFID (Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder) è un disturbo alimentare relativamente recente, introdotto nel DSM-5 nel 2013. 

A differenza di altri disturbi alimentari come anoressia e bulimia, l’ARFID non è associato a una preoccupazione per il peso o l’immagine corporea. Si manifesta come un’eccessiva selettività o evitamento del cibo che compromette la salute fisica, emotiva e sociale della persona.

Che cos’è l’ARFID?

L’ARFID si caratterizza per:

  1. Evitamento del cibo per motivi sensoriali: alcune consistenze, odori, colori o sapori possono risultare intollerabili.
  • Paura di soffocare o vomitare: esperienze traumatiche legate al cibo possono indurre un rifiuto.

       3. Bassa motivazione a mangiare: alcune persone non avvertono fame o non trovano il cibo appetibile.

Questa condizione va oltre il semplice essere “schizzinosi”: l’ARFID causa malnutrizione, perdita di peso o dipendenza da integratori alimentari e interferisce con la vita quotidiana (ad esempio, evitare cene fuori casa o pasti scolastici).

Diagnosi di ARFID

La diagnosi richiede una valutazione clinica approfondita condotta da uno psicologo, psichiatra specializzato in disturbi alimentari. I criteri diagnostici includono:

   •Evitamento persistente o restrizione dell’alimentazione che provoca:

        • Perdita di peso significativa o mancato aumento di peso nei bambini.

        • Carenze nutrizionali rilevanti.

        • Dipendenza da integratori o nutrizione enterale.

        • Impatto negativo sulla vita sociale o quotidiana.

   •      L’assenza di disturbi legati all’immagine corporea o preoccupazioni per il peso.

   •      La presenza di un altro disturbo medico o psichiatrico (come l’autismo o l’ansia) non spiega completamente il comportamento alimentare.

La diagnosi viene solitamente supportata da interviste cliniche, questionari specifici e, se necessario, test medici per escludere cause organiche.

Differenze tra ARFID e altri disturbi alimentari

  1. Anoressia nervosa: l’anoressia è caratterizzata da un’intensa paura di ingrassare e un’immagine corporea distorta. L’ARFID, invece, non implica preoccupazioni per il peso o la forma del corpo.

       2. Bulimia nervosa e binge eating: questi disturbi coinvolgono episodi di abbuffate e comportamenti compensatori (vomito, digiuno). L’ARFID non include abbuffate o strategie per perdere peso.

       3. Disgusti selettivi normali: molti bambini mostrano preferenze alimentari selettive, ma queste tendono a migliorare con l’età senza interferire con la salute o la vita sociale. Nell’ARFID, la selettività è persistente, grave e debilitante.

Consigli pratici per i genitori che hanno un figlio con ARFID

Se vostro figlio soffre di ARFID, ecco alcuni consigli utili:

1. Osserva i segnali di allarme

   •      Perdita di peso inspiegabile o difficoltà a crescere in peso e altezza.

   •      Dipendenza da pochi alimenti.

   •      Paura estrema di soffocare, vomitare o provare disgusto.

   •      Isolamento sociale legato al cibo (ad esempio, rifiutare feste o pranzi).

2. Consulta uno specialista

Rivolgiti a un pediatra, nutrizionista o psicologo specializzato per una valutazione approfondita. Non aspettare che la situazione peggiori: l’intervento precoce è cruciale.

3. Evita punizioni o pressioni

Forzare il bambino a mangiare può aumentare l’ansia e peggiorare il problema. Lavora invece su un approccio empatico e collaborativo.

4. Introduci gradualmente nuovi alimenti

   •      Proponi un alimento nuovo accanto a uno che il bambino tollera.

   •      Inizia con piccole porzioni e crea un ambiente rilassato durante i pasti.

5. Lavora sulle paure

Se vostro figlio teme di soffocare o vomitare, potrebbe essere utile lavorare con uno psicologo su tecniche di desensibilizzazione o gestione dell’ansia e trattare il primo evento traumatico con l’EMDR.

6. Coinvolgi il bambino nel processo

Portalo a fare la spesa, cucinare o scegliere piatti nuovi: questo può aumentare la curiosità e ridurre il rifiuto.

7. Supporta l’autonomia sociale

Se il bambino evita di mangiare a scuola o con gli amici, lavora gradualmente per normalizzare queste situazioni, magari iniziando con contesti meno stressanti.

8. Sii paziente

Il percorso di trattamento dell’ARFID può essere lungo. Celebra i piccoli progressi e non scoraggiarti davanti a momentanee battute d’arresto.

Trattamenti disponibili

Il trattamento dell’ARFID può includere:

   •      Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): aiuta il bambino a gestire le paure o le ansie legate al cibo e a sviluppare abitudini alimentari più sane.

   •      Terapie nutrizionali: per garantire una dieta bilanciata e monitorare la crescita.

   •      Interventi psicoeducativi per la famiglia: i genitori vengono formati per supportare il figlio nel percorso di recupero.

   •      Supporto medico: in caso di carenze nutrizionali o perdita di peso significativa.

Conclusione

L’ARFID è un disturbo complesso ma trattabile. Può influenzare significativamente la salute fisica ed emotiva dei bambini o ragazzi. Per questo è fondamentale che i genitori riconoscano i segnali di difficoltà alimentare nei loro figli e cerchino un supporto professionale tempestivo. Un approccio multidisciplinare, che coinvolga pediatri, nutrizionisti e psicologi, è essenziale per affrontare le cause alla base del disturbo e supportare il bambino nel superare le sue paure e avversioni alimentari. Nonostante la letteratura attuale, per lo più di studi americani, non ne parli, ritengo opportuno anche l’intervento di un approccio psico-dinamico che esplori le emozioni irrisolte legate alla fase di attaccamento, poiché il bambino potrebbe aver sviluppato un’insicurezza che, nel tempo, potrebbe slatentizzarsi nell’adolescenza o nell’età  adulta, alimentando la paura di non riuscire a sopravvivere da soli. Inoltre, la pazienza e il supporto continuo da parte della famiglia sono cruciali per aiutare i bambini a sviluppare un rapporto sano con il cibo. Infine, ricordiamo che ogni percorso è unico e che il coinvolgimento attivo dei genitori, con una comunicazione empatica e senza forzature, è fondamentale per il successo della terapia.

Approfondimenti:

Terapia cognitivo-comportamentale per il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo

Jennifer J. Thomas e Kamryn T. Eddy

ARFID Rachel Bryant- Waugh

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